“LA FABBRICA DELLE RAGAZZE” DI ILARIA ROSSETTI APRE LA RASSEGNA “DIALOGHI” A ZELO

Pubblicato il 12 febbraio 2024 • Avvisi - Primo Piano , Comunicati del Sindaco

(Zelo Buon Persico, 12 febbraio 2024) 

L’esplosione alla fabbrica di munizione Sutter & Thévenot di Castellazzo di Bollate, costata la vita a 59 persone, tra cui 52 donne, ormai al termine della prima guerra mondiale: si sviluppa intorno a questo tragico evento il nuovo romanzo della scrittrice lodigiana Ilaria Rossetti, “La fabbrica delle ragazze”, presentato in biblioteca a Zelo Buon Persico, venerdì 9 febbraio, in occasione del primo incontro della seconda edizione della rassegna “Dialoghi su attualità, arte e cultura”, promossa dal Comune.

 «L’esperienza positiva di riflessione e approfondimento della prima edizione della rassegna, ci spinge quest’anno a rivolgere ai cittadini una proposta arricchita, su tanti temi diversi, per stimolare il confronto e offrire un’occasione di conoscenza - ha dichiarato il Sindaco Angelo Madonini - . La sfida è coinvolgere un pubblico ancora più ampio, in particolare i  giovani, per questo nel nostro programma abbiamo previsto la partecipazione di figure come Ilaria Rossetti che possono essere una presenza attrattiva».

Sono otto gli appuntamenti in programma, fino al 17 maggio, sempre in biblioteca comunale. Tra i nomi in cartellone, Lorenzo Guerini, presidente del Copasir e già Ministro della Difesa, e Francesca Regorda, presidente dell’Associazione “Giuliano Mauri”, che insieme al critico d’arte Mario Quadraroli, dedicherà un omaggio al “poeta” della natura”.

È un lavoro minuzioso di ricerca quello che ha permesso a Ilaria Rossetti di dare vita al suo quarto romanzo. Vengono ricostruiti non soltanto i tragici fatti di Bollate, ma anche il contesto di guerra, la vita nelle campagne intorno a Milano, la mentalità dell’epoca. Una ricerca fatta di letture personali e consultazione di documenti di archivio: «A Bollate sono stata solo dopo un anno - ha spiegato - prima ho cercato di immaginare come dare forma a questa storia».

L’incidente nel polverificio del 7 giugno 1918 è stato “minimizzato” e dimenticato dai giornali del tempo: «Si parlava di 35 vittime. La produzione è ripresa solo 24 ore dopo», ha argomentato l’autrice che nell’opera lascia spazio alla riflessione sulla “banalità” di tante morti sul lavoro: «I morti sul lavoro non urlano, non fanno notizia. Credo che in fondo vogliamo convincerci che queste tragedie capitano, sono anomalie della società, una maledetta sfortuna che a noi non toccherà».

C’è spazio, in queste pagine, anche per la condizione femminile, per i soprusi subiti delle operaie in fabbrica, che i documenti lasciano emergere come una tragica quotidianità.

C’è spazio per la narrazione intensa e poetica delle vicende, solo immaginate dall’autrice, di personaggi realmente esistiti: i soldati al fronte con i cuori pieni di nostalgia per casa, le famiglie contadine che aprono uno spaccato commuovente sul passato del nostro territorio, dei nostri nonni e genitori, ma soprattutto le ragazze impiegate negli stabilimenti a costruire bombe per i soldati al fronte, a cui il romanzo di Ilaria Rossetti restituisce una voce rimasta troppo a lungo inascoltata.

foto da sx Rossetti, Madonini, Ratzinger
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