Il centro storico di Lodi

Ultima modifica 24 aprile 2021

........nel paese di mia madre v'è un campo quadrato, cinto di gelsi.
Di là da quel campo altri campi quadrati, cinti da gelsi.
Roggie scorrenti ci sono, fra alti argini, dritte, e non si sa dove vanno a finire.
La terra s'allarga a misura del cielo, e non si sa dove vada a finire
Nel paese di mia madre v'han ponti di nebbia, che al vespro solleva da placidi fiumi:
varca il sogno quei ponti di nebbia, mentre le rive si stellan di lumi...
Ada Negri – "Nel paese di mia madre"

Lodi sorge nel cuore della Bassa, Terra Grassa, pianeggiante. Terra ricca di acqua prima di tutto e di conseguenza di agricoltura, d'industria e di commercio.
Il paesaggio è caratterizzato da campi coltivati ed è costituito dalle tipiche cascine, rogge, canali, lo scorrere del fiume Adda, filari di pioppi.

Oggi la città si è arricchita di una moderna periferia che circonda un centro storico di origine medioevale.
Parlando di Lodi è importante ricordare i suoi sapori ad esempio il Grana Lodigiano, la "raspadura" (veli di un particolare formaggio grana), il pannerone (formaggio di un gusto forte e amaro), il mascarpone, la "buseca" (la trippa), e infine la torta di Lodi (la tortionata: torta a base di mandorle e burro).

Un prodotto dell'artigianato Lodigiano è la ceramica "Vecchia Lodi", una decorazione tipica che risale al 1600 di cui è conservata una raccolta dei pezzi più significativi nel Museo Civico. Gli artigiani di Lodi imposero il loro gusto e la loro arte portando in tutto il mondo il nome della ceramica "Vecchia Lodi".
Ora diamo un'occhiata alla sua storia, molto antica che risale al 1158. E' stata fondata da Federico Barbarossa e le strade, i palazzi, le chiese testimoniano e racchiudono tanti tesori.
Lodi è una città di dimensioni abbastanza ridotte, tuttavia è dal 1992 capoluogo di provincia e vicinissima alla metropoli di Milano.

I Lodigiani distinguono ancora oggi una parte della città: la "città alta" e la "città bassa". Quest'ultima è costruita sulla riva dell'Adda, a ridosso del vecchio ponte. Questa era un tempo la zona povera della città, abitata da barcaioli e lavandaie (figure oggi scomparse), che vivevano dell'attività legata al fiume.

La ceramica Lodigiana

Le foglie nel patimento
estremo s'avvivano di
tinte inimitabili, di
magie struggenti;
cresce e gode la vita
dei fiori di campo, e la
vite vergine che invade
orti e cortili, sfoggia
quel paonazzo che torna spesso nei
ceramisti della vecchia
Lodi" (Cesare Angelini – da "L'autunno è di Lodi")

Il Civico Museo ha una importante sezione dedicata alle ceramiche; essa è costituita da una ricchissima collezione di pezzi prodotti dalle epoche più lontane fino verso la fine dell'ottocento. La parte più numerosa ed importante è formata dalla produzione artistica delle fabbriche lodigiane del 1700.

Il secolo XVII rappresenta per l'industria ceramica lodigiana il periodo di maggior sviluppo e di splendore, parecchie erano allora le fornaci e fra di esse quella di Giovanni Coppellotti (1641) divenne famosissima. La produzione delle fabbriche lodigiane competeva brillantemente con quelle delle migliori fornaci italiane.
Ma anche nel XVIII secolo l'attività vascolare lodigiana primeggiava non solo per l'eleganza e la leggerezza delle forme, per lo splendore degli smalti, ma anche per il buon gusto delle decorazioni e per la brillantezze e la trasparenza dei colori, alcuni dei quali ancora oggi improducibili. Le maggior fabbriche erano quelle dei Coppellotti (1641/1787), di Giorgio Giacinto Rossetti (1729/1736), dei Ferretti (1725/1810). A quest'ultima va la paternità della particolare maniera di decorare detta "Vecchia Lodi", decorazione a fiori di tinte vivacissime.

Oggi i pezzi della ceramica lodigiana sono ricercatissimi, molti conservati dei musei di Londra, Mosca, Strasburgo, Limoges, Sevres, Torino, Pavia; molti altri sono in possesso di fortunati privati, che li conservano gelosamente.

Il Duomo

Il Duomo è il monumento più antico di Lodi. La costruzione cominciò con la cripta e nel 1163 poteva già ospitare le reliquie di S. Bassiano. Si pensa che la costruzione sia giunta a compimento verso la metà del 1300 e nel 1539 si iniziò la costruzione dell'attuale campanile. Nel 1759 si chiamò l'architetto Francesco Croce che propose di decorare l'interno della cattedrale secondo il gusto Barocco. I restauri del 1958 la riportarono allo stile originario.

Sulla facciata è presente l'imponente rosone del 1506 e, nell'edicola sotto la cuspide del tetto, la statua di San Bassiano protegge la città. Due leoni stilofori sostengono il protiro e accolgono i fedeli davanti all'ingresso della chiesa.

All'interno, nella cappella del fonte battesimale, troviamo due polittici della famiglia Piazza, importanti pittori cinquecenteschi lodigiani.
Sotto l'antico presbiterio troviamo la cripta nella quale sono custodite le salme di San Bassiano e Sant'Alberto, co-patroni di Lodi.

I Lodigiani sono molto affezionati ai "Caragnon del Dom", una deposizione del 1400. Sopra l'ingresso alla cripta troviamo il bassorilievo romanico del "L'ultima cena".
Una leggende riguarda il quadro della "Madonna della scala", ora posizionato nell'abside di destra. Si racconta che questo quadro, colpito da un peccatore, un certo Cadamosto, avrebbe emesso sangue e gli avrebbe predetto la morte.

L'Incoronata

Il tempio civico dell'Incoronata si trova nell'omonima via. Nel 1437, al suo posto, c'era un'osteria, una casa di malaffare. Un giorno alcune persone cominciarono a picchiarsi e si racconta che l'affresco della Madonna, dipinto sul muro, si mise a piangere. In seguito a questo miracolo di decise di abbattere la casa e di costruire, al suo posto, questa chiesa.

La prima pietra fu posta il 29 maggio 1486 e il progetto fu affidato a Giovanni Battagio e poi vi subentrò Giovanni Dolcebuono. Il campanile è di Lorenzo Maggi.
L'Incoronata ha una pianta ottagonale, come molte chiese dedicate alla Madonna o alle Sante. Nel 1600 venne abbattuto il muro dietro all'altare maggiore per costruire l'attuale altare e il coro.
Nella parte superiore sono presenti 16 busti in terracotta del De Fondulis. Il bel matroneo con le colonne blu e oro invita ad alzare lo sguardo verso la cupola a spicchi.

La decorazione originale della chiesa è ancora presente nelle lesene blu e oro dell'ottavo centrale. Un'idea di come fosse il tempio la troviamo nella "Presentazione al Tempio" del Borgognone. In questo dipinto la scene è ambientata nella nostra Chiesa.
Nel 1529 i Piazza vennero incaricati di ridecorare il tempio. La famiglia Piazza era una famiglia di pittori di Lodi. Callisto Piazza, il più famoso, fu allievo del Romanino e ha reso questo luogo, insieme ai fratelli, un vero capolavoro.

Piazza San Francesco o Piazza dell'Ospedale

Il monumento principale della piazza è la chiesa di San Francesco costruita in stile "lombardo" nella seconda metà del XIII secolo.

Nella piazza si trova anche la statua dello scienziato lodigiano Paolo Gorini (1813/1898) che durante la sua vita si dedicò alla pietrificazione e alla mummificazione dei defunti. In particolare imbalsamò Giuseppe Mazzini. Alla sua morte portò con sé le formule utilizzate per la conservazione dei corpi. Nel Museo Gorini, posto nel chiostro dell'Ospedale Vecchio, sono raccolte le testimonianze dei suoi esperimenti.

La Chiesa di San Francesco

L'attuale chiesa di San Francesco è stata costruita al posto di una chiesa dedicata a San Nicolò. La famiglia Fissiraga donò la chiesa ai Francescani.

La facciata è decorata con un rosone ed è ingentilita da due bifore a "cielo aperto", tipiche del lodigiano, che danno un senso di leggerezza. L'entrata è preceduta da un protiro con arcate gotiche. Sul portone centrale, di epoca medievale, durante l'ultimo restauro è stato rinvenuto inciso lo stemma della famiglia Fissiraga.

L'interno è diviso in tre navate con transetto, la copertura è a volte a crociera con costoloni, tipicamente gotici. La regolarità dell'interno è interrotta dalla Cappella di San Bernardino, aperta nel 1477, e riccamente affrescata.
Nel transetto sono presenti cappelle tipiche dello stile francescano. Nel transetto di destra si trova la tomba si Antonio Fissiraga, un cenotafio, cioè una tomba vuota, mai usata, decorato da due affreschi giotteschi.

Spicca la decorazione dei piloni che sono stati affrescati da artisti lombardi nei secoli XIV e XV.
Vicino all'ingresso, a sinistra si trova la tomba della grande poetessa lodigiana Ada Negri posta proprio di fronte al pilone affrescato con una Madonna che è conosciuta come la "Madonna di Ada Negri" in quanto cantata in una sua poesia.

Palazzo Mozzanica

Si trova in via XX Settembre e fu costruito dall'architetto Giovanni Battagio sui resti un castelletto. Si nota subito il portale rinascimentale in pietra, finemente decorato con gli stemmi di famiglia e medaglioni con personaggi illustri. Il fregio che divide in due la facciata è un bassorilievo che rappresenta putti, tritoni e naiadi. Le finestre del piano nobile sono decorate con terracotte.

Palazzo Modignani

Anche questo palazzo è situato in via XX settembre. E' stato costruito nel 1600 dai fratelli Sartorio e le sue belle sale affrescate hanno ospitato personaggi illustri fra cui Napoleone Bonaparte e Vittorio Emanuele II.

Il cancello d'ingresso, del battiferro lodigiano Alessandro Mazzucotelli, immette nel cortile con alberi secolari. Una originale scala ellissoidale collega i vari piani.

Il Castello Visconteo

Il castello visconteo fu fatto costruire nel 1370 da Bernabò Visconti, sopra un preesistente fortilizio eretto da Napo Toriani nel 1270. Nel XV secolo Francesco Sforza costruì il torrione, massiccia torre rotonda.

Questo castello ospitò numerosi condottieri e principi lombardi.
Sotto l'imperatore Giuseppe II il castello, subendo una radicale trasformazione, venne adibito a caserma. Divenne poi proprietà del Comune di Lodi, che vi insediò scuole pubbliche. Nel torrione fu inserito il serbatoio dell'acquedotto. Nel periodo fascista fu abbattuto il lato destro del castello per far posto all'Istituto Tecnico "Bassi".

La nostra Lodi

Quando ci capita di dire, conversando con estranei, che siamo Guide Turistiche del Lodigiano , il nostro interlocutore prima abbozza un sorriso divertito, poi curioso e un po' ironico chiede "Ah, perché c'è il turismo a Lodi? E cosa c'è da vedere?"
Reazione lecita nonché comprensibile. Inutile fingere: Lodi non è né le famose e importanti Milano e Bologna, né le più piccole e ugualmente vicine Mantova o Parma.
Allora, per rispondere al nostro interlocutore, essendoci armati di pazienza, saremmo tentati di cominciare a raccontare una storia. Una storia che inizi con Gneo Pompeo Strabone, nell'89 a.c., e arrivi ai giorni nostri. O forse con una leggenda, quella del drago Tarantasio e di quel lago che probabilmente ricopriva le nostre terre ai tempi che furono.
Ma poi, riflettendoci, capiremmo che se da un lato il nostro interlocutore non avrebbe tutto quel tempo – e forse anche la pazienza - che a noi servirebbe per portare a termine il racconto, dall'altro questo nostro piacevole sforzo servirebbe a poco.
Perché le parole, senza un riscontro visivo, non sono sufficienti.
Perché una risposta possibile sarebbe "Ci sono diverse cose da vedere. Forse varrebbe la pena farci un giro". Un paio d'ore, un pomeriggio, una giornata. Ritagliarla per noi stessi, ritagliarla per la piccola Lodi e la sua giovane provincia.
Nonostante vi abbiano lavorato artisti, architetti e pittori di notevole rilievo – la bottega dei Piazza, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Giovanni Battagio, Francesco Carminati detto il Soncino, Carlo Carloni, Enrico Scuri e tanti altri - mancano a Lodi le grandi firme che fanno accorrere a frotte i turisti.

Il cuore della città è medioevale.

Come un foro romano, sulla Piazza Maggiore si affacciano il Duomo e il Palazzo del Comune . Dietro, il Palazzo Vescovile ; a pochi passi una delle chiese più antiche , San Lorenzo , e un paio di vie più in là la bella e quieta San Francesco, cara alla poetessa Ada Negri, tempio della spiritualità Lodigiana.
Tutto è dolcemente e finemente misurato, quasi rispondendo a un austero ed elegante richiamo alla sobrietà. Quella modestia forse caratteristica della "buona indole dei Lodigiani".

Uno dei gioielli più preziosi e importanti della città – Il Tempio dell'Incoronata – si scorge a malapena dalla strada.

Le arti più bizzarre, come il Barocco, si sono modellate sulla città senza stravolgerne l'assetto. Durante gli anni influenzati dagli apporti Liberty, nel centro storico si è preferito conservare l'assetto tardo-gotico della città. Le vie si sono così gentilmente arricchite di leggeri balconate, piccoli e grandi cancelli; i portoni si sono impreziositi di decori floreali e naturali; sulle finestre troneggiano volti femminili e piccoli angeli. Le facciate diventano spalliere di rose stabili tutto l'anno, il ferro battuto ingentilisce i balconi con corpose farfalle, quasi invisibili ai più distratti.

La piccola dimensione della città ha facilitato l'integrazione e la cooperazione tra potere laico e religioso, espresse al massimo grado sia nell'erezione del Tempio dell'Incoronata sia nell'edificazione dell' Ospedale Vecchio , simbolo della solidarietà dei Lodigiani.
Fuori dal centro storico, un proliferare di ville, villini, quartieri nuovi e moderni: la città con il Ventesimo secolo si allarga.
E in pochi chilometri si esce dalla periferia e ci si immerge nella campagna. Qui, in mezzo ai campi e agli argini della provincia, svettano, eleganti e memori degli antichi fasti, chiese, abbazie, castelli, sontuose ville che non aspettano altro che potersi raccontare ed essere visitate.
Ecco, questa è la nostra piccola Lodi e il suo territorio.

La nostra Lodi dal colore del mattone e della terracotta, la nostra Lodi e le sue ceramiche, i suoi palazzi, le chiese.

La nostra Lodi e il suo profondo e sentito culto per la Madonna. La cucina e le tradizioni, gli organi e i corali miniati. La sua provincia e la campagna, i tre fiumi che la bagnano – Adda, Po, Lambro -, le sue oasi e parchi naturalistici.
È nostra , secondo le diverse maniere e sensibilità con cui ciascuna di noi guide se ne è impossessata, e innamorata