DON MINZONI: A ZELO IL RICORDO DEL MARTIRE DEL VANGELO E DELL’EDUCAZIONE DEI GIOVANI

Pubblicato il 29 gennaio 2024 • Avvisi - Primo Piano , Comunicati del Sindaco

(Zelo Buon Persico, 29 gennaio 2024)

«Abbiamo voluto celebrare il 27 gennaio, Giorno della Memoria, anche attraverso il ricordo di un uomo diventato simbolo della lotta contro il fascismo», è stato Giancarlo Lorini, presidente dell’Anpi, sezione di Zelo Buon Persico, a introdurre la serata, organizzata in collaborazione con l’Amministrazione comunale, per omaggiare la memoria di don Giovanni Minzoni, sacerdote di Argenta, assassinato 100 anni fa da squadristi fascisti.

Venerdì 26 gennaio, in biblioteca comunale, era presente anche il sindaco Angelo Madonini: «Don Minzoni, cappellano militare nella prima guerra mondiale, Medaglia d’argento al valore militare, è stato un martire del Vangelo e dell’educazione dei giovani, impegnato nell’avvio di una delle prime forme cooperativistiche femminili e anima del Partito Popolare Italiano ai suoi albori», ha dichiarato, estendendo i ringraziamenti, all’ANPI locale, al vicesindaco Daniela Brocchieri, presente in sala, per l’organizzazione dell’evento incentrato sulla proiezione della pellicola “Oltre la Bufera” di Marco Cassini, e allo storico e già direttore del quotidiano “Il Cittadino” di Lodi che ha introdotto la figura del sacerdote romagnolo.

Pallavera che ha richiamato le condizioni di gravissima povertà e di estrema violenza degli anni successivi al primo conflitto mondiale, durante i quali prese forma l’opera don Minzoni.

«Tra il 1919 e il 1922 nel solo Lodigiano morirono di morte violenta 43 persone», ha argomentato Pallavera. Si trattava di vittime di ruberie o di scontri ideologici estremizzati. In questo contesto infatti crebbero i grandi movimenti, Socialista, Popolare italiano e i Fasci italiani di combattimento.

Don Minzoni nacque a Ravenna nel 1885, fu ordinato sacerdote nel 1909 e quindi mandato ad Argenta in qualità di viceparroco, mentre studiava per laurearsi alla scuola sociale di Bergamo. In guerra chiese di svolgere il suo servizio in trincea, anziché nelle retrovie: «Dimostrò grande coraggio nella battaglia del Piave dove ottenne la Medaglia d’argento e altri riconoscimenti - ha proseguito Pallavera -. Tornato ad Argenta, il vescovo di Ravenna, pare proprio su insistenza dei parrocchiani, lo nominò parroco. Per lui il primo grande problema da affrontare fu la presenza socialista in paese, dura, anticlericale, con cui tuttavia ci sarà un avvicinamento».

Don Minzoni rivitalizzò il teatro parrocchiale e riuscì a creare una cooperativa formata da sole donne, una novità assoluta per l’epoca.

I contrasti con gli esponenti dei Fasci furono da subito accesi: «Per cercare di controllarlo, gli offrirono di diventare cappellano delle Brigate nere di Argenta, ma don Minzoni rifiutò». Un’escalation di tensioni culminata nell’assassinio del prelato, ucciso a bastonate nell’agosto del 1923.

Nei 100 anni dalla morte i movimenti scout, insieme alla diocesi di Ravenna-Cervia e alla parrocchia di Argenta si sono fatti promotori della causa di beatificazione che è stata ufficialmente aperta lo scorso anno.

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